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Monday, March 31 2014

Esercizi di vegefobia nel cinema italiano

Esercizi di vegefobia nel cinema italiano

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La vegefobia sta penetrando nel cinema italiano? È presto per dirlo. Per affermarlo occorre che si consolidi una tendenza, di cui a tutt’oggi non esiste traccia consistente. Per quanto io ne sappia, vi sono solo due esempi sgradevoli e recenti. Dovrebbero tuttavia essere sufficienti per promuovere un certo stato di attenzione negli ambienti dell’attivismo per la liberazione animale. Infatti il cinema – e, prima ancora, quella commedia italiana capace di attrarre il grande pubblico – possiede notevoli potenzialità nell’orientare pensieri e atteggiamenti collettivi. I due casi, di cui fornirò una breve descrizione, hanno l’aggravante di essere film di grande richiamo sul pubblico. Vediamo le sequenze “incriminate”. “Sole a catinelle” di Gennaro Nunziante e interpretato da Checco Zalone rappresenta il film ultimamente più visto dal pubblico italiano (ha fatto incassi da paura: 48 milioni di euro). Il Checco, un personaggio tutto sommato delicato ma piuttosto squinternato, mentre porta il figlio in vacanza, per caso fortuito si trova a salvare dall’afasia il figlio di una ricca imprenditrice. In virtù di questo inaspettato risultato, viene accettato, per un certo tempo, nella vita familiare della donna. In un ambiente naturalistico delizioso, Checco e il figlio vengono invitati a pranzo. Che sorpresa però… niente bistecche sulla tovaglia del pic nic distesa sull’erba, ma solo miglio, insalate e altre leccornie vegane che la donna si premura di dichiarare tali. Checco allora porta le mani dietro la schiena a mo’ di alucce, si china sul cibo e, imitando la gallina nei movimenti e nei versi, chiude la sequenza inducendo risate scomposte nella sala. Il messaggio è chiaro. Se i ricchi sono (o possono essere) vegani, vuol dire che il cibo vegan è roba da ricchi. Questo è il gancio. Ma c’è anche l’uppercut: si mangia vegetale per puro snobismo. Il pubblico di Checco è un pubblico da cinepanettoni cioè proteso alla risata grassa (anche se credo che l’attore si distanzi non poco da quello standard e meriti di meglio). Quindi è inevitabile che una sequenza simile rinforzi prima ancora dell’onnivorismo, l’ostilità verso l’alimentazione veg in gruppi sociali poco propensi al ragionamento.

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