Monday, October 28 2013

Giornalettismo e la madre vegana (Tuttiicriminideivegani.org)

Segnaliamo un articolo di Serena Contardi:

Giornalettismo e la madre vegana (Tuttiicriminideivegani.org)

Esiste un sito spazzatura, molti di voi lo conosceranno, che si chiama tuttiicriminidegliimmigrati.com: razzisti vi elencano illeciti di migranti per altri razzisti, che possono così sentirsi giustificati nel proprio razzismo. Fortunatamente, è un sito che fa schifo a tutte le persone decenti che conosco (o, più semplicemente, a tutte le persone decenti che esistono). Eppure, queste persone decenti, spesso non si fanno scrupolo di linkarti notizie di figli di genitori vegani ammalati o deceduti, onde dimostrarti – in aperta contraddizione con quanto vuole l’American Dietetic Association (The Academy of Nutrition and Dietetics) – quanto il veganismo sia insalubre e pericoloso, specie per i bimbi (faccio notare, en passant, che sono già nati spazi web che si prefiggono lo scopo di tenere il conto dei pargoli vegani “uccisi”: una sorta di tuttiicriminideivegani.com). Non si accorgono che il meccanismo di generalizzazione – parziale e interessato – è esattamente lo stesso, e quando fai questo accostamento solitamente si inalberano.

D’altronde, anche i giornali ci mettono del loro...(segue)

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Monday, September 23 2013

Intersezione di soggettività vegan e queer: alcuni pensieri – by jdavidcharles

Ripubblichiamo un interessante articolo su queer, veganismo e vegefobia, apparso sul blog del collettivo Anguane __ Intersezione di soggettività vegan e queer: alcuni pensieri – by jdavidcharles__

Dico raramente che sono vegan. Se partecipo ad un barbecue scelgo di passare pigramente oltre il pollo e prendere un cucchiaione extra di fagiolini e proseguire per la mia via. Ma la gente ha un curioso desiderio di sapere, di classificare coloro che si comportano in un modo non familiare. Da questo punto di vista c’è qualcosa di queer nel veganismo, e data la resistenza che incontro dichiara la mia posizione – un posizionamento – politica.

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Friday, September 20 2013

Discriminazione alla mensa - la testimonianza di un'insegnante vegan che ha scritto al comune

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza su un caso di discriminazione avvenuto in Italia ai danni di un'insegnante vegana, che chiede di diffondere la lettera che ha scritto al Comune per cui lavora per mostrare come sia importante, al di là delle soluzioni personali adottate per gestire la situazione, denunciare e contrastare pubblicamente gli atti di vegefobia.

Sono vegana da 7/8 anni e ho scoperto che questa mia scelta mi fa essere oggetto di discriminazione presso la mensa scolastica del mio comune, che eroga pasti a chi come me lavora nella scuola e ha diritto a consumare i pasti insieme ai colleghi. Sono previsti pasti speciali per qualunque tipo di scelta etica e religiosa, ma l'unica dieta non contemplata è proprio quella vegana. Sono stata costretta a optare per la semplice vegetariana, ma ovviamente non risolve il problema dei pasti pieni di latticini e uova. Salterò più di una volta il pranzo mentre le colleghe mangiano, pazienza, ma questo trovo che sia un ingiusto caso di discriminazione e ho scritto al comune perchè provveda. Non so quale sarà la risposta e non si tratta tanto del mio caso personale, io mi arrangio comunque, ma di un principio che non deve passare: i vegani subiscono i discriminazione su basi etiche presso le istituzioni pubbliche e ciò contrasta con l'art. 3 della costituzione italiana contro la discriminazione. Vi invio di seguito per conoscenza il testo della mia lettera al comune.

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Tuesday, September 17 2013

Che cos'è la vegefobia? di Jola Cora (video) - animal rights conference 2013

Segnaliamo il video dell'intervento di Jola Cora sulla vegefobia, tenuto presso l'Animal Rights Conference 2013 (Lussemburgo)

http://www.youtube.com/watch?v=Tucw3cCzjLc

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Monday, September 9 2013

Sei vegetariana? Ti mettiamo un cadavere sotto il naso...

foto: essereanimali.orgRiceviamo e pubblichiamo questa breve testimonianza di una ragazza vegetariana che racconta di un grave episodio di vegefobia di cui si sono resi protagonisti i suoi coinquilini.

"Dopo aver sopportato tutte le provocazioni speciste, le prese in giro, il bullismo online (anche pesantissimo), mi ritrovo davanti ad una provocazione che non riesco a sopportare.

Sono stata sempre calma, mi sono anche sforzata di stare al gioco quando qualcuno voleva fare sciocca provocazione e non ho mai fatta la supponente. Ecco la ricompensa: Nella cucina, in bella vista, c'è un coniglietto di due spanne e mezzo scuoiato, in una ciotola sotto l'acqua.

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Friday, July 26 2013

Il segreto del cuoco "vegan"...

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza da un social network. Come si può vedere, il fatto non merita commenti...

Cuoco Vegefobo

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Friday, June 7 2013

Opuscolo sulla vegefobia (versione italiana)

vegefobia_ital.pdf

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Tuesday, January 1 2013

Lettera di una madre vegetariana al corso pre-parto: non mi vergogno di stare dalla parte delle madri di altre specie

madre e figlioRiceviamo e pubblichiamo la lettera di una gestante vegetariana indirizzata all'ostetrica del corso pre-parto a proposito di un episodio avvenuto durante il corso, un'invettiva contro i vegan da parte dell'ostetrica scaturita dal rifiuto di utilizzare dello yogurt.


***

Vi invio questa lettera non per intento polemico nei confronti della struttura ospedaliera, nè per mettere alla gogna la formatrice; piuttosto, mi sembra utile a fare riflettere sul peso e la gravità di comportamenti che spesso sono percepiti, sia da chi li mette in atto, sia dagli stessi vegetariani, come innocui o come battutine su cui sorvolare. Per questo, credo che episodi del genere non vadano taciuti, ma al contrario debbano essere raccontati e commentati per capirne il significato e fare sentire in modo fermo le nostre convinzioni.


***


Le scrivo perché credo che la conversazione dello scorso incontro e il modo in cui si è svolta non meritino di essere lasciati cadere nel vuoto. Se devo essere sincera non pensavo di continuare più a seguire il corso. Ovviamente non perché la divergenza di opinione mi turbi particolarmente (sulla questione sono ahimè abituata ad essere in minoranza), ma il modo in cui si è sentita in diritto di trattarmi davanti a tutti in virtù di tale divergenza (anche a questo purtroppo sono un po’ abituata), quello mi ha ferita. Temo che in questo contesto non mi sentirò più a mio agio come avrei potuto e che avrò delle difficoltà in più a condividere la mia intimità, ma non voglio comunque rinunciare al diritto di provare a prendere da questo corso ciò che ancora posso. Non ho certo bisogno di convincerla dell’importanza e della delicatezza di un momento come la gravidanza, né del ruolo prezioso che può avere il lavoro fatto insieme in questa sede, specie per chi come me ha scelto di iscriversi con piena consapevolezza. Per questo vorrei raccontarle quel che è successo dal mio punto di vista. A proposito di un suo consiglio di utilizzare dello yogurt come antinfiammatorio, le ho chiesto se andasse bene quello di soia in alternativa a quello vaccino. Mi ha consigliato di procurarmi comunque quello vaccino per questo utilizzo, per cui ho dovuto esplicitare il fatto che non lo uso “per motivi etici” (non ho specificato quali e francamente non mi sembrava la sede per farlo). La risposta è stata “oddio, non sarai mica vegana?”. Dopo questa reazione evidentemente scomposta ha liquidato la questione consigliandomi, non senza una punta di sarcasmo, di utilizzare una crema. Non contenta si è lanciata in un’invettiva, apparentemente immotivata, contro i vegani e me in quanto tale. Ha esordito mettendo le mani avanti: “io rispetto ogni scelta”. Considerando come si è espressa in seguito mi chiedo cosa intenda lei con la parola “rispetto”. Non ho potuto fare a meno di pensare a quelli che iniziano un discorso dicendo “io non sono razzista, ma…”.

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Friday, December 21 2012

Cronaca marrone - quando lo stragista è vegano...

Cronaca Marrone L'ennesima strage dell'informazione

di Barbara X

da: anguane.noblogs.org



Quando un illustre sconosciuto balza agli onori delle cronache, si cerca sempre di saziare la fame di notizie e dettagli riguardanti la sua vita privata. Ciò avviene indifferentemente per tutti i protagonisti delle prime pagine dei giornali, per chi -per un motivo o per l'altro- si è messo in luce, anche solo per un giorno. E così ecco che negli ultimi giorni molte redazioni giornalistiche statunitensi hanno setacciato la vita privata di Adam Lanza, l'assassino di Newtown, l'autore (poi suicidatosi) della strage americana dello scorso 14 dicembre in cui sono state uccise ventisei persone. "Adam Lanza: vegano, sociopatico, ballerino. E non uccideva animali." Ecco dunque le prime indiscrezioni che trapelano sulla vita privata del killer di Newtown. Sicuramente ci saranno stati altri elementi, magari ben più importanti, da porre in risalto, ma i media, all'unisono, hanno preferito comunicare tali note biografiche, puntualmente riportate anche dagli organi d'informazione nostrani.

L'assassino Adam Lanza sarebbe dunque stato vegano, cioè avrebbe eliminato la violenza e la morte di animali dalla propria dieta. E' questo il primo dato che ci viene fornito. Successivamente ci viene detto che era un sociopatico, cioè -in parole povere- un individuo che presentava rilevanti disturbi della coscienza e della personalità, un antisociale. E infine, un ballerino. Quest'ultimo aggettivo mi ha irrazionalmente ricordato il nome di Pietro Valpreda, l'anarchico ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana e vittima per anni di un orribile linciaggio mediatico ("Il crimine ha oramai una fisionomia precisa: il criminale ha un volto (…). Il Valpreda ha, nonostante i 37 anni, un aspetto da giovane piuttosto beat, che si accorda del resto con l'attività di ballerino; ma la sua salute è insidiata da un’infermità grave, il morbo di Burger. La menomazione che lo impedisce, lui ballerino, nelle gambe, potrebbe avere contribuito a scatenare una forsennata e irrazionale avversione per l’umanità intera." Mario Cervi in La propaganda del terrore, "Corriere della Sera" del 17-12-1969).

muro

Al di là dell'inopportuna associazione di idee, credo si sia voluto dare risalto anche all'aggettivo "ballerino" per la pedestre volontà di sottolineare la stravaganza che avrebbe accompagnato nella sua breve vita l'assassino di Newtown, quella così poco comune, anticonformistica e spensierata leggerezza che inevitabilmente richiama al dileggio verso norme e responsabilità.

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Monday, June 4 2012

I paradossi dell’estremismo carnivoro sarebbero persino divertenti. Se non esistessero i macelli...

I paradossi dell’estremismo carnivoro sarebbero persino divertenti. Se non esistessero i macelli...

Marco Reggio

Il trattamento riservato dalla stampa ai vegetariani e ai vegani, si sa, non è dei migliori. Quando non si riscontra un (imbarazzato?) silenzio sulla presenza di questi strani personaggi, ci si imbatte in informazioni distorte, luoghi comuni, descrizioni grottesche, larghe concessioni agli aspetti più folkloristici della questione.

Si tratta di semplici impressioni di un lettore vegano, certamente. Sarebbe interessante vedere anche in Italia qualche studio sistematico sulle modalità con cui i mass-media descrivono – depotenziandolo politicamente – il rifiuto di cibarsi di animali uccisi o di prodotti del loro sfruttamento, come avvenuto con il lavoro di Cole e Morgan relativo alla stampa britannica.

Abbiamo comunque a disposizione, di tanto in tanto, del materiale piuttosto interessante su cui riflettere. Un articolo di recente pubblicato sul sito de “Il Giornale” (“Mangia ‘corretto’ e morirai di fame. I paradossi dell’estremismo alimentare sarebbero persino divertenti. Se non fossero letali...”) esemplifica in modo illuminante alcuni strumenti vegefobici a disposizione dell’informazione di massa in una società che di mettere in discussione la violenza innegabile di allevamenti e macelli sembra proprio non volerne sapere (1). Proviamo a vedere come operano.

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Friday, May 25 2012

Repetita juvant: cos'è la vegefobia. Per chi critica senza sapere.

Repetita juvant: cos'è la vegefobia Per chi critica senza sapere

L'articolo "Teriofobia" di Marco Maurizi, recentemente pubblicato sul blog Asinus Novus, contiene nella sua seconda parte una critica della nozione di vegefobia, che propone di sostituire con quella di teriofobia illustrata nella prima parte dello scritto. Ci siamo trovati concordi sulla necessità di rispondere a questo articolo per correggere in modo puntuale il modo in cui esso rappresenta la vegefobia. Cogliamo l'occasione per segnalare un interessante contributo sul tema, l'articolo "Vegafobia" dei sociologi britannici Matthew Cole e Karen Morgan (tradotto dall'inglese dal blog vegephobia.info), che oltre a contribuire al dibattito sulla vegefobia ci sembra concordare con le nostre tesi e dunque in qualche modo rinforzarle, attraverso un'analisi sociologica rigorosa. Mentre le diffuse resistenze che l'idea di vegefobia ha incontrato finora nel movimento animalista erano basate sul rifiuto di credere all'esistenza di questo fenomeno, l'articolo di Maurizi non nega che la vegefobia esista ma ne limita l'importanza, in nome della ricerca di una maggiore inclusività e coerenza che l'autore crede ravvisare nel concetto di teriofobia.

Ora, la validità di questa tesi può essere giudicata solo se del termine che essa vuole scartare, cioè "vegefobia", si dà conto in modo veritiero, cosa che non è stata. Vogliamo perciò sottolineare con la più grande fermezza il fatto che il termine che la tesi di Maurizi vuole perdente, la vegefobia, è stato riportato in modo distorto e che, per questo motivo, il confronto con la teriofobia è viziato da un errore di fondo. Intendiamoci, anche avendo un'idea corretta della vegefobia si può non essere convinti della proposta di Maurizi, e infatti noi non lo siamo. Ma non è questo il contesto in cui spiegheremo le nostre perplessità. In questo momento ci interessa arrestare il deplorevole effetto valanga provocato dall'articolo "Teriofobia": una sorta di corsa agli armamenti terminologici in cui tutti si gettano sulla novità del momento, attirati dal carisma di chi le propone piuttosto che convinti dai suoi ragionamenti, spesso compresi male o addirittura per niente (abbiamo ad esempio letto in un blog l'interpretazione secondo cui Maurizi avrebbe semplicemente proposto di cambiare termine, teriofobia al posto di vegefobia, lasciando intatto il contenuto!)

Di certo queste precisazioni ci pesano perché il nostro interlocutore, che non disdegna la lettura e il rigore dell'argomentazione filosofica, sa benissimo che se si vogliono confutare le idee altrui è buona norma riportarle in modo attendibile, con citazioni e rimandi il più possibile esatti. Queste precisazioni ci pesano perché il buon senso dice che non dovremmo esser noi a farle, che l'onere della prova spetta a chi critica. Il nostro interlocutore, invece, dopo che gli è stata fatta notare la mancanza di precisione del suo testo, non solo non prova imbarazzo, ma ci controbatte che siamo noi a dover riportare "i passi in cui questa imprecisione o falsità è evidente". Eccoli qui, allora.

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Monday, May 21 2012

Vegafobia - di M.Cole e K. Morgan

Dal British Journal of Sociology 62(1)

VEGAPHOBIA – MATTHEW COLE e KAREN MORGAN (BJS) 2011 Vol. 62 – numero 1

Traduzione dall’inglese a cura di it.vegephobia.info

(Link all’articolo originale)

Scarica la traduzione italiana in pdf

VEGAFOBIA: DISCORSI DISPREGIATIVI SUL VEGANISMO E LA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPECISMO NEI QUOTIDIANI BRITANNICI

ABSTRACT

Questo articolo esamina criticamente la presenza di discorsi sul veganismo nella stampa britannica dell’anno 2007. Nel momento stesso in cui stabiliscono i parametri relativi a ciò di cui si può o non si può discutere, i discorsi dominanti contribuiscono alla comprensione del fenomeno. I discorsi che riguardano il veganismo sono presentati come in opposizione al buon senso, poiché non rientrano nel discorso largamente condiviso del cibarsi di carne. La stampa ha una tendenza a porre in cattiva luce il veganismo ridicolizzandolo o rappresentandolo come una pratica difficile se non impossibile da seguire. I vegani sono rappresentati in vari stereotipi: asceti, modaioli, sentimentali o, in alcuni casi, come ostili estremisti. L’effetto globale è quello di un ritratto spregiativo dei vegan e del veganismo che noi qui interpretiamo come “vegafobia”. Interpretiamo i discorsi dispregiativi del veganismo apparsi nella stampa quotidiana britannica come evidenza della riproduzione culturale dello specismo, attraverso cui il veganesimo viene dissociato dalla sua relazione con il dibattito sui diritti degli animali non umani o la loro liberazione. Ciò è problematico rispetto a tre punti tra loro correlati, il primo dei quali è che dal punto di vista empirico l’esperienza vegan è rappresentata in modo scorretto e quindi marginalizza i vegani. Il secondo punto è che perpetua un danno morale ai lettori onnivori, a cui non è offerta l’opportunità di capire il veganismo e la sua carica antispecista. E il terzo, il più importante, è che ciò nasconde - e quindi riproduce - i rapporti di sfruttamento e violenza tra animali umani e non umani.

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Wednesday, March 7 2012

Sei vegetariana? Non ti assumiamo

Testimonianza di Valen

Sinceramente sono disperata e vorrei sapere se sia normale, se sia capitato anche a voi, di essere discriminati in fase di assunzione per il fatto di essere vegetariani/vegan. Io sto cercando disperatamente lavoro, mia mamma è scomparsa a dicembre e mio padre è pensionato, non ce la facciamo. Ho vent'anni e lavoro da quando ne avevo 15, voglio andare all'università a Settembre e sono disposta a tutto, anche lavare i piatti o lavorare su turni massacranti per 25€ al giorno. Sono diplomata, automunita, ho un mio sito e nel tempo libero faccio la scrittrice, ho esperienza di 3 anni nella ristorazione e 2 anni nel promoting. E stamattina ho fatto il terzo colloquio nel giro di due mesi nel quale mi sento dire che i vegetariani/vegani non li vogliono. Scena tipo: -"Ah, è vegetariana?" (non ho nemmeno scritto vegana anche se lo sono, ma un generico "vegetariana", dato che all'inizio ho puntato molto sulla ristorazione naturale e il curriculum è rimasto quello)". -E io: "Sì, da 5 anni". -Risposta del primo datore di lavoro, un gestore di un agriturismo: "Guardi, avevamo una ragazza vegetariana che era così maleducata da farci scappare i clienti. Non vogliamo assumere altri vegetariani" (!) Provo a dirgli che io non sono l' "altra ragazza" e che invece sono una persona molto gentile, ma lui ormai ha collegato vegetariano=maleducato e la cosa finisce lì -Risposta del secondo datore di lavoro, un nuovo ristorante bio a Milano: "Ma lo sa che qui siamo anche carnivori? Non vorrei che poi facesse storie". A nulla vale la mia spiegazione sul fatto che per 3 anni ho lavorato in panificio/ristorante onnivoro e non ho sollevato alcun problema. -Risposta del terzo datore di lavoro (una ditta del settore delle energie rinnovabili), stamattina: "Vegetariana? Ma ce la fa a stare in piedi?? Mia cugina quando è rimasta incinta ha dovuto assumere addirittura degli INTEGRATORI!" Anche qui a nulla vale la mia spiegazione sul fatto che sono donatrice di sangue e che sto benissimo.

Io non so più dove sbattere la testa...se scrivessi sul curriculum, che ne so, di essere nata in un paese straniero, e non mi assumessero, potrei denunciarli per razzismo. E questi idioti che mi hanno discriminata non li posso nemmeno denunciare. Ovviamente, il mio prossimo passo sarà togliere quel "vegetariana" dal curriculum, ma vi sembra giusto che nel 2012, l'era della scienza e dell'apertura mentale, uno debba temere di essere se stesso?

Note

Successivamente, l’autrice della testimonianza ci segnala quanto segue: “da quando ho tolto dal curriculum "vegetariana", mi hanno già chiamata una gelateria, una pasticceria e un garden center, uno per un secondo colloquio e gli altri per fare un giorno di prova...pura coincidenza?? “

Friday, October 7 2011

Mangiare gli animali diventa obbligatorio in Francia!

Comunicato stampa dell'Initiative Citoyenne pour les Droits des Végétariens:

Mangiare gli animali diventa obbligatorio in Francia!

I vegetariani difendono la loro libertà di opinione

In Francia è stato appena pubblicato un decreto che rende obbligatorie alcune regole di composizione dei pasti nell'insieme della ristorazione scolastica, pubblica e privata. Queste regole impongono a sei milioni di bambini in età scolare il consumo di carne, pesci, latticini e uova.

Decreti analoghi sono in preparazione per la quasi totalità della ristorazione collettiva francese, dalla scuola materna fino alle case di riposo per anziani, passando per i ristoranti universitari, gli ospedali e le prigioni.

La legge francese, con il pretesto di proteggere la salute pubblica, proibisce l'espressione concreta di una convinzione. I cittadini vegetariani si mobilitano per difendere il loro diritto alla scelta della propria alimentazione.

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Friday, July 22 2011

Vegefobia: un problema individuale?

di Marco Reggio

Se vogliamo fare una discussione sulle strategie del "movimento", la cosa si fa lunga. Nessuno ha la verità in tasca, ma è chiaro che ci sono alla base concezioni molto diverse. Lo si vede proprio dalla questione vegefobia. L'atteggiamento tipico di molti vegan è proprio quello che noi del Veggie Pride denunciamo insieme alla vegefobia. E cioè: si tratta, quando esiste, di una questione individuale, da trattare come tale, con vari stratagemmi, talvolta legali, talvolta retorici, talaltra opportunistici. Insomma: fatti vostri (con al massimo un po' di consulenza ai singoli).

Ma questa non è politica. Se la vegefobia esiste (non nei termini in cui la descrivono alcuni, cioè dandone una descrizione grottesca per poi attaccare facilmente il concetto come esagerato o irrealistico) va denunciata pubblicamente e affrontata come un problema collettivo (non necessariamente un problema grave, chissà).

Anche se il parallelo con l'omofobia può avere i suoi limiti, ogni tanto serve per capire qualche cosa elementare. Sono esistiti (ed esistono ancora) tanti omosessuali che di fronte alle discriminazioni subite tacciono pubblicamente e risolvono le questioni privatamente in mille modi. Naturalmente, spesso ci riescono pure (e fanno bene!). Ma il movimento, in determinati momenti storici, ha detto: diciamo pubblicamente che esiste l'omofobia e denunciamola. Altrimenti, la società non progredisce di un passo sulla questione. Questo non esclude che si possano e si debbano anche dare consigli su come "cavarsela" individualmente, ma sono due cose diverse. Infatti, molti gruppi animalisti non fanno politica. Questo perché pensano che il veganismo non sia una questione politica, ma solo un bello stile di vita. Che tale stile di vita sia bello o meno, sano o meno, possiamo discutere a lungo. Ma io non penso che sia solo quello. Penso che sia una scelta di contestazione della strage degli animali. Se considerassimo seriamente, da veri animalisti, che cos'è una "strage", non penso che diremmo alla leggera "bisogna solo informare".

Friday, June 10 2011

La scelta etica di non mangiare animali non viene mai presa in considerazione: si parla solo di salute e ambiente

di Diana Debord

La vegefobia
Non possiamo dire di essere perseguitati in quanto vegetariani, semplicemente non abbiamo voce. Quando i media parlano di scelta vegan o vegetariana è il più delle volte per elencarne i vantaggi o svantaggi dal punto di vista dell'ambiente o della salute. Mai la scelta etica viene presa in considerazione, mentre spesso è proprio quella che spinge molte persone a rinunciare alla carne. Il motivo è facilmente intuibile. Basta una semplice ricerca sul web per accorgersi che sotto ad un qualsiasi articolo che parli di vegetariani, ci sono insulti, battute, cattiverie gratuite o provocazioni. Un pò quello che è capitato almeno una volta ad ognuno di noi durante una cena.

Il meccanismo
Se cominciamo a parlare della nostra scelta, ci accusano di voler fare proselitismo. Se non diciamo nulla ma ci chiedono spiegazioni, stesso risultato. Se rispondiamo a tono ad una provocazione, allora ci accusano di sentirci superiori agli onnivori mentre se subiamo allora siamo delle femminuccie. Fanno di tutto per coglierci in fallo: se trovano qualcosa allora siamo degli incoerenti, se non trovano nulla invece siamo degli estremisti. A volte è dura, ma c'è di peggio.

Continua a leggere su: http://dianadebord.blogspot.com/2011/04/la-questione-vegetariana.html

Monday, May 30 2011

"La vegefobia è la nuova omofobia"

di David Olivier

Consigliamo ai lettori francofoni di leggere anche i commenti all'articolo originale, pubblicati sul blog francese dedicato alla vegefobia.


***

La frase di cui sopra non è da prendere alla lettera, ma ha attirato la mia attenzione, essendo il titolo di un articolo di un blog su un sito gay. Siamo spesso rimproverati di esagerare quando parliamo di vegefobia perché, si dice, nessuno è fisicamente attaccato perché vegetariano, o licenziato, o spinto al suicidio. Parlare di vegefobia sarebbe addirittura offensivo per le vittime delle vere discriminazioni, i neri, i gay, le donne maltrattate...

L’autore di questo blog, e parecchi commentatori, fanno sentire un’altra campana. Ecco qualche passaggio tradotto a grandi linee:

One of my best ex-pat friends convinced his Basque boyfriend to adopt a vegetarian lifestyle late last year. It coincided with Christmas and as the night of December 24th loomed, Diego started to worry. How would he tell his Aunt Yolanda that this year there would be no Serrano ham, king prawns or suckling pig for him? How would his mother react when he told her that he wouldn't be trying any of her tuna croquettes? And more disturbingly, what would his friends say when he turned down the de riguer "pinchos" (dead animal laden tapas) in bars over the Christmas period?

Verso la fine dell’anno scorso, uno dei miei migliori amici espatriati ha convinto il suo compagno basco ad adottare lo stile di vita vegetariano. L’evento ha coinciso con Natale e, mentre la notte del 24 dicembre si avvicinava, Diego ha incominciato a preoccuparsi. Come avrebbe detto a sua zia Yolanda che quest’anno non ci sarebbe stato per lui nessun prosciutto di Serrano, gamberoni né maialino da latte? Come avrebbe reagito sua madre quando le avrebbe detto che non avrebbe assaggiato nessuna delle sue crocchette di tonno? E soprattutto, cosa avrebbero detto i suoi amici quando avrebbe rifiutato i classici “pinchos” (tapas ripieni di animali morti) nei bar durante il periodo di Natale?

(...)

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Sunday, May 29 2011

Disobbedire al grande massacro e ritrovarsi per strada

Durante la manifestazione per l'abolizione della carne, svoltasi recentemente a Ginevra, alcuni passanti hanno commentato il presidio dedicato ai miliardi di animali uccisi per il consumo umano.

Alcuni di questi assomigliavano al tipico scherno vegefobico che si verifica spesso quando si cerca di sollevare la questione animale:

Un jeune garçon s’arrête, lit les pancartes et lâche, vaguement ironique, à ses camarades: «Ce genre de manif me donne envie de manger un hamburger. Tous au McDo!»

Un giovane si ferma. Legge i cartelloni e, vagamente ironico, se ne esce con suoi amici: «Questo genere di manifestazione mi fa venire voglia di mangiare un hamburger. Tutti da Mc Donald's!»

Ma è soprattutto un altro commento che lascia un po' di amarezza:

Un sans domicile fixe, tirant sa valise à roulettes, corrige à sa manière désillusionnée: «Je suis végétarien depuis trente ans d’existence. Ce choix m’a valu de ne plus pouvoir m’asseoir à la table de mes proches, de perdre mes amis et de me retrouver à la rue.»

Un uomo senza fissa dimora, trascinando il suo trolley, commenta in un suo modo disincantato: «Sono vegetariano da trent'anni. Questa scelta mi è valsa di non potermi più sedere a tavola con i miei parenti, di perdere i miei amici e di ritrovarmi per strada»

Sembrerebbe che la possibilità di essere legittimamente inclusi in questa società dipenda, a volte, dall'obbedienza al grande massacro.

Due medici anti-vegan uno dietro l'altro

Riportiamo la testimonianza inviataci da Daniela ranela81@libero.it

Sono vegan da sette anni e sto bene. Probabilmente è per questo motivo che non frequento molti medici, anche se ogni anno mi sottopongo a una visita ginecologica di controllo e agli esami del sangue di routine.

Qualche settimana fa, come ogni anno, avevo infatti fissato la consueta visita, approfittando dell’occasione per far controllare i recenti esami del sangue, che ho quindi portato con me all’appuntamento.

L’esperienza è stata, purtroppo, molto spiacevole e deludente.

Ho dovuto infatti cambiare due medici, prima di trovare quello che andasse bene per me... o meglio, quello a cui io potessi andare bene.

Pare infatti che la mia alimentazione vegan rappresentasse un vero problema per le due dottoresse che ho incontrato. La prima, un medico della Asl di Milano, appena ha scoperto che ero vegan, mi ha risposto in modo freddo e scostante, esprimendo senza mezzi termini la sua disapprovazione per la mia dieta.

Nonostante avessi provato a esprimere le mie perplessità alla dottoressa, questa ha continuato a rispondermi in modo superficiale e seccato, per cui, dopo averle fatto notare che il suo comportamento si era dimostrato assolutamente anti-professionale, ho preferito lasciare perdere e dedicarmi alla ricerca di una nuova dottoressa.

Purtroppo, la seconda ginecologa si è rivelata peggiore della prima. Inizialmente cordiale, ha modificato radicalmente il suo atteggiamento quando anche lei ha scoperto che sono vegan. La dottoressa ha manifestato una forte aggressività nei miei confronti, dicendomi che la mia scelta vegan era assolutamente sbagliata e mettendo in atto una forma di terrorismo psicologico prospettando scenari apocalittici per la mia salute.

Ho cercato di riportare il dialogo entro l’ambito prettamente medico, parlandole di alcuni miei disturbi, ma lei si è rifiutata di visitarmi e ha continuato a trattarmi in modo distaccato.

E’ davvero notevole il fatto che, nonostante a livello internazionale le diete vegetariane e vegan bilanciate siano considerate salutari, i medici spesso si limitano a fornire giudizi sommari sulle diete vegetariane e vegan in sé, emettendo sentenze che assomigliano più a dei pregiudizi da “uomo della strada” che a dei pareri medici.

Il loro compito, invece, dovrebbe essere quello di consigliare al paziente vegetariano a equilibrare la sua dieta, eventualmente, facendo riferimento alle Linee guida ufficiali che sono già disponibili nella letteratura scientifica(1).

Note

(1) Posizione ufficiale dell'American Dietetic Association http://www.eatright.org/about/content.aspx?id=8357

Thursday, May 26 2011

L'opzione veg* nelle mense? Dove c'è non viene pubblicizzata

Nonostante il fatto che il Ministero della Salute abbia emanato delle Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica, comprendenti la garanzia di fornire sostituzioni di alimenti correlate e ragioni etico-religiose o culturali, questo articolo riferisce che è ancora presente l'ostacolo all'opzione veg* costituito dalla scarsa informazione di dietisti e pediatri.

Per chi è vegetariano o vegan non sempre è facile riuscire a trovare posti dove poter mangiare ciò che rientra nella propria dieta. Parlando delle mense pubbliche e private ci sono tanti aspetti da valutare; è giusto che i circa 6 milioni di vegetariani italiani possano godere di un trattamento equivalente a quello di tutti gli altri cittadini. La ricerca che ha effettuato la LAV (Lega Antivivisezione) per verificare la disponibilità dell'opzione vegetariana nella mense scolastiche ha evidenziato una situazione molto varia: se è vero che in 18 capoluoghi di regione su 21 (comprese le province autonome di Bolzano e Trento) l'opzione vegetariana è diffusa, le Amministrazioni che la propongono non la pubblicizzano e la modalità con cui va richiesta è discrezionale. Quindi questa ricerca ha evidenziato come non tutti i Comuni italiani garantiscono l'opzione vegetariana nelle mense scolastiche e quelli che la prevedono non la rendono nota, se non in rari casi. A tal proposito un anno fa il Ministero della Salute ha emanato le Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica, in cui è esplicitamente prevista la garanzia di fornire "sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali". Molte volte però le persone vengono ostacolate da dietisti e pediatri di comunità perchè poco informati. La LAV sta mettendo in atto iniziative per fare in modo che siano conosciuti e introdotti prodotti proteici a base di soia e legumi o "alternativi", come il seitan, per evitare di fornire pasti monotoni o troppo sbilanciati verso latticini e uova a sostituzione della carne, con conseguente eccessivo apporto di grassi saturi e colesterolo. Rendere possibile la scelta vegetariana è anche un atto di civiltà e di rispetto per l'ambiente, considerato che un pasto vegetariano fa risparmiare quasi 2 Kg CO2 eq rispetto ad uno con carne. Speriamo comunque che la situazione mense continui a migliorare e che venga fatto più pubblicità al cibo veg!

Fonte: www.progettogaia.it

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